Per te piccola Memole

Ti scrivo queste poche righe con un macigno sul cuore perchè è solo questo quello che posso fare per te.
Ti scrivo perchè non riesco a togliermi dagli occhi e dal cuore la tua immagine che rappresenta, da sola, tutto il male e l’indifferenza di cui può essere capace l’essere umano.

I tuoi occhietti bassi, come chi ha paura del mondo perchè è stata troppa la sofferenza che ha patito, il tuo corpicino scheletrico, provato dalla fame e da chissà quali altri maltrattamenti. Tutto di te, quel poco che resta di un cane, mi tormenta l’anima. Sei una cucciola di appena due mesi, abbandonata dentro uno scatolone , sotto la pioggia battente, da qualche vigliacco umano davanti ad un canile a Palermo.

Due mesi e meno di tre kg di peso, tanto sei gracile. Un mucchietto di pelle e ossa, piena di larve e di morsi, abbattuta, fradicia di pioggia e gelata. Una creatura ridotta a niente, buttata via come uno straccio, senza pietà nè rispetto per quegli occhi imploranti. Tu che l’hai abbandonata in quelle condizioni ce l’hai un figlio, una madre, un affetto? Prova stasera a guardare gli occhi di tuo figlio, ci troverai quelli di Memole, quelli di tutte le creature indifese che noi umani dovremmo proteggere e amare! Anche lei sente il dolore, come tuo figlio, come te, ha paura, fame, freddo e ha bisogno d’amore e di rispetto! Come puoi incrociare gli occhi di tuo figlio senza provare vergogna per quello che hai fatto?

Il canile è chiuso ma arriva a soccorrerti Salvatore con il suo gruppo di volontari, angeli in una terra difficile come la Sicilia. Angeli che hanno compiuto tanti miracoli, come quello di Priscilla (LEGGI) e di tante altre povere creature soccorse in condizioni pietose alle quali è stata resa la vita e la dignità.

Ti hanno subito dato un nome; il primo passo per affermare la tua esistenza e la tua identità di creatura vivente. Ti hanno chiamata Memole, come un personaggio di un cartone giapponese, una piccola dolcissima extraterrestre che doveva cercare di sopravvivere sulla Terra. Memole, dolce Memole cantava la sigla di quel cartone…cerca di resistere su questa terra.

Sei stata subito portata in clinica ma la tua situazione è apparsa subito gravissima. Non riesci a camminare. Ti trascini sulle gambe anteriori per via di una probabile lesione alla colonna, forse sei stata picchiata con un bastone. Come si fa a picchiare una creaturina minuscola e inoffensiva come te? Quale inferno dentro doveva avere il mostro che ha sfogato su di te tutte le sue frustrazioni?

Ma il destino è ancora troppo crudele con te piccola Memole; hai anche il maledetto parvovirus.
Ci vorrebbe solo un miracolo adesso! Speriamo tutti che si ripeta la grazia che ha fatto si che Priscilla e tante altre povere anime si salvassero.

Io non so che cosa pensano i cani però so come soffrono. Perché il linguaggio del dolore lo riconosci, non ascoltando, guardandolo. Ho lo sguardo di Memole puntato dritto al cuore a farmi male e altro non posso fare che piangere per te e per tutti gli sguardi innocenti della terra, siano di animali, di bambini di anziani.
Prego, a modo mio, insieme a tanti altri amici animalisti, che questa vita venga risparmiata e risarcita, che il destino di Memole non venga interrotto ora che ha conosciuto solo dolore ma che possa avere la possibilità di conoscere mani buone, tante carezze, pappe deliziose e cuscini morbidi sui quali dormire.

Ma Memole, tenuta sotto stretto controllo medico, non migliora. Non mangia e non lotta. Non reagisce neanche all’amore e alle carezze dei volontari. Troppo è stato il dolore, troppa la sofferenza. La morte deve sembrarle una liberazione da ogni dolore, da ogni maltrattamento.

Memole alza la testina tenuta sempre china e la porge alla mano delicata del volontario che l’accarezza dolcemente . Quella carezza è un ponte, un messaggio d’amore e di accoglienza, autentica cognizione del dolore dell’altro, tocco della vita. Con quella carezza Memole si riconcilia con il mondo, ricambia gli occhi del primo umano dal quale ha ricevuto amore e con un sospiro si lascia volare via… In quel sospiro, prima di morire, c’ è tutto il dolore di una vita non vissuta, di un destino segnato dall’indifferenza, dall’incuria e dal non amore di chi invece si sarebbe dovuto prendere a cuore la vita di una creatura cosi piccola e indifesa.

La crudeltà verso gli animali è una temibile scuola di insensibilità alle sofferenze altrui.
E’ ormai nota da tempo, infatti, la stretta correlazione tra gli atti di crudeltà verso gli animali e la presenza di problemi psicologici di vario tipo, legati in particolare a realtà familiari violente o degradate. Al contrario, l’empatia nei confronti degli animali può produrre effetti positivi sullo sviluppo dei bambini e degli adolescenti.

“Insegnare ai bambini ad avere un buon rapporto con gli animali”, spiega Francesco Robustelli dell’Istc-Cnr, “può convincerli che la razionalità umana è in grado di produrre un ordine sociale diverso da quello attuale e nello stesso tempo differente dall’ordine naturale”.

L’animale, insomma, può essere un ottimo veicolo educativo e può aiutare a instaurare un corretto rapporto con le diversità in un contesto di rispetto e tolleranza. E allora facciamo che il sacrificio di una, cento, mille Memole che ogni giorno volano via, dopo inenarrabili sofferenze causate dall’egoistica visione antropocentrica dell’uomo, non sia stato vano. Tu che mi stai leggendo, fai un regalo a Memole, fatti un regalo. Ogniqualvolta incontrerai due occhietti bisognosi, non voltarti dall’altra parte, ma fai qualcosa per quella creatura in difficoltà.

Qualsiasi cosa, anche una dolce carezza è sempre meglio dell’indifferenza, è sempre un atto d’amore, un ponte che collega due cuori e li fa sentire meno soli perché, ricorda, l’amore che torna è solo l’amore che dai.

Raffaella Cuomo, volontaria

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