Non c’è differenza…

Ogni giorno ne vedo tantissimi. Occhi imploranti, storie tristissime, animali di ogni tipo e ogni età che cercano una famiglia, perché purtroppo abbandonati, maltrattati o in pericolo di vita. Cuccioli o cani anziani che vedono mortificata la loro vita dietro alle sbarre di una gabbia, chiusi nei canili, nell’indifferenza del mondo.

Era tanto che volevo farlo. Che volevo aiutare concretamente una creatura in difficoltà adottandola.
Il carattere di Laila, la mia meticcia di sei anni, molto dominante e aggressiva con gli altri cani, mi ha sempre frenata. Però avevo dentro questo sogno che cullavo sempre più spesso. Intanto mi informavo, chiedevo agli esperti, immaginavo come potesse essere. Mi ero indirizzata su un cucciolo perché tutti mi avevano detto che i cuccioli hanno un odore che rende meno aggressivi i cani adulti e quando si fa spazio nel cuore è facile trovare qualcuno che si insinui in quel vuoto.

Guardo l’ennesimo appello, l’ennesima creatura in difficoltà che ha bisogno di una famiglia, di una casa per non finire in canile o peggio. Guardo la foto e vedo i tuoi occhi. Sei un cagnolino nero e questo già ti creerà più difficoltà ad essere adottato, per la stupidità della gente. I tuoi occhioni neri, vivacissimi, bucano la foto e contrastano con la macchia bianca che hai sul petto. Serve un’adozione urgente, scrive la volontaria che si sta occupando di te e dei tuoi fratellini, dopo che la vostra proprietaria, che vi amava tanto, purtroppo è venuta a mancare.

Salvo la tua foto, la faccio vedere a casa, piaci a tutti. Sei bellissimo, ma il pensiero va a Laila. Come faremo se non ti accetta? Intanto ti tengo dentro, ti penso sempre , come una madre che aspetta di vedere nascere il suo bambino. La situazione si fa sempre più critica per te, urge portarti via da lì e allora decido. Chiamo la volontaria con il cuore in gola di chi sa che sta prendendo una decisione importantissima, per la vita. Fisso una data nella quale verrò a prenderti. Tra pochi giorni. Guardo le tue foto e i giorni passano veloci.

Arriviamo all’appuntamento e ti vedo per la prima volta dal vivo. Sei piccolissimo in braccio al papà della volontaria, in foto sembravi più grande, ma i tuoi occhioni sono gli stessi, enormi, che ti ci perdi e impauriti dalla nuova situazione. Occhi uguali a quelli di un bimbo impaurito, non c’è differenza…

In macchina vomiti tutto il tragitto, con mia grande preoccupazione. Arrivati a casa ti abbraccio e ti stringo. Per la prima volta sento il tuo cuoricino battere forte forte. Sei a casa piccolo, ora non dovrai temere più nulla! Hai i dentini tutti rovinati perchè per riempire lo stomachino mangiavi tutto quello che rimediavi, anche il granturco delle galline! D’ora in poi avrai solo il meglio! Ti portiamo in giardino per farti conoscere Laila e l’incontro non è incoraggiante. Laila è aggressiva con te, ringhia e cerca di aggredirti. E tu minuscolo, ti acciambelli, impauritissimo. Poi entriamo dentro, ti metto in un angoletto protetto da due poltrone e da lì non ti muovi per tutta la serata.

La mattina dopo ti trovo spaparanzato sul divano e appena mi vedi ti metti a pancia in su per farti accarezzare! Da qui inizia il delirio di giorni pesanti e bellissimi nello stesso tempo. Tu, che abbiamo chiamato Dino, ogni giorno di più hai tirato fuori il tuo carattere di cucciolo terribile e Laila che non è abituata a condividere i suoi spazi, ringhia e cerca di aggredirti ogni minuto! Lo stress è altissimo. Certi momenti ho pensato di non farcela, ma per fortuna ho avuto un grande aiuto da parte di Giacomo, un mio amico comportamentalista che mi dava consigli e dritte su come gestire il pandemonio che avevo in casa. Poi arrivava la sera e le cose si calmavano, tu venivi a cercarmi per dormire con me e ti piazzavi sulla mia spalla con la zampotta intorno al mio collo, quasi ad abbracciarmi. In questa posizione ti addormentavi ma spesso la notte, ancora adesso, fai brutti sogni. Ti agiti tutto e ti lamenti, ma basta che ti accarezzo un attimo che ti calmi subito. E’ bellissimo sentirti di nuovo dormire tranquillo, dopo aver sentito la mia mano accarezzarti.

La carezza tocco della vita, in una carezza c’è il senso dell’accoglienza, la cognizione del dolore dell’altro, un ponte fra due abissi di solitudine. Prendersi cura di una creatura, renderle bella la vita è la medicina più benefica per il nostro cuore. La cura è un atto culturale e non esiste vita senza cura. Eppure, nella pratica è continuamente svilita: dagli uomini verso i propri simili e ancora di più verso gli animali.

«L’attenzione è un gesto cognitivo primario. E quando è appassionata, concentrata sull’altro – conclude Luigina Mortari – niente la può smuovere. Diventa anche un gesto etico. Tenere l’altro nel proprio sguardo è il primo gesto di cura». L’altro inteso come qualsiasi altra creatura bisognosa, senza distinzione di specie, perché non c’e’ differenza o una graduatoria al dolore e alla sofferenza, sia di un uomo, di un bambino o di un animale.

Adesso per fortuna le cose si sono un pò calmate, anche se Laila non è ancora molto propensa alla tua presenza e qualche volta ancora ti ringhia, possiamo dire che la convivenza è possibile, con tanto amore e pazienza da parte di tutti. Tu nel frattempo hai semidistrutto la casa, le nostre scarpe e ora mentre scrivo mi stai in testa, ma fai parte della nostra famiglia, per sempre!

Anche oggi a Rieti, come in ogni parte d’Italia, ci hanno segnalato cucciolate abbandonate. Vite buttate nei secchi della spazzatura, nei torrenti, lungo le strade, come se fossero cose senza anima. E quando guardo Dino che corre a velocità supersonica e che salta da un divano all’altro con tutte e quattro le zampette aperte, lo immagino chiuso in un canile, spento dalla paura e dalla solitudine, senza più voglia di giocare e di vivere. Non è vero, come vuole farci credere qualcuno, che c’è differenza tra loro e noi esseri umani. La sofferenza e il dolore che leggiamo negli occhi di queste creature abbandonate è lo stesso che vediamo negli occhi di tutti quelli che soffrono, a prescindere dalla loro specie.

E’ vero che non possiamo aiutare tutti, ma per qualcuno possiamo essere la differenza. La scelta dell’amore è ancora possibile, occupandoci degli animali in difficoltà ci occupiamo del mondo nel senso più tensionale e utopico, percorrendo la via della pietas e dell’amore. Adottate dai canili, non temete di aprire le porte delle vostre case a queste splendide creature.

Loro in cambio, a differenza di tanti umani, non ci chiederanno nulla, ma ci daranno un amore incondizionato, insegnandoci a perdonare, a non portare rancore, a dimostrare amore in ogni occasione. Ci educheranno all’empatia, a prenderci cura di chi amiamo, a non usare le parole se non quelle del cuore.

Raffaella Cuomo, volontaria

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