Il WWF risponde al presidente di Confagricoltura sulla salvaguardia dell’orso e i pascoli chiusi

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Il presidente di Confagricoltura rispondendo al recente comunicato di diverse associazioni ambientaliste riguardo la delibera regionale che vieta il pascolo per un periodo limitato in 3 comuni del PNALM ci chiama direttamente in ballo accusando il WWF Abruzzo di demagogia e poca concretezza nella difesa dell’orso.

Argomentazioni a dir poco singolari quando sono portate a difesa di una posizione come quella assunta da Confagricoltura che contesta e si oppone proprio a un provvedimento concretissimo, forse il primo realmente concreto promosso dalla Regione Abruzzo dopo anni di parole, convegni e promesse mancate!
Ci rendiamo conto della difficile posizione in cui si trovano le associazioni degli allevatori: la vicenda della TBC ha scoperchiato un sistema che funziona male, che va riformato e riorganizzato e temono di pagare loro per responsabilità che sarebbero invece da distribuire tra diversi attori, tra cui non ultima la Regione stessa, con le sue inefficienze croniche e la mancanza di fondi.

E’ ingenerosa tuttavia e del tutto priva di riscontri l’accusa di allarmismo nei confronti del WWF e delle altre associazioni che da oltre 2 anni seguono con crescente preoccupazione questa vicenda. Far finta che il problema non esista sarebbe invece addirittura da irresponsabili.
Al WWF e alle altre associazioni interessa che il problema sia affrontato e concretamente risolto.

La Delibera approvata la settimana scorsa in Consiglio regionale (ne stiamo aspettando la pubblicazione) va in questa direzione e bene farebbe il presidente di Confagricoltura a darci una mano affinché sia applicata nel miglior modo possibile alleviando gli inevitabili disagi che causerà a qualche allevamento; questo perché abbiamo gli stessi interessi, opposti a quelli di coloro che vorrebbero condurre le loro attività senza il rispetto delle norme e senza dare garanzia di seguire le buone pratiche dell’allevamento, pretendendo però contributi pubblici nazionali ed europei.

Credo che l’organizzazione guidata da Concezio Gasbarro, cui dò atto di aver proposto una garbata polemica a differenza di altri anche all’interno della sua organizzazione, abbia tutto da guadagnare da un ripristino della legalità in certe aree del mondo rurale, e sono certo che anche lui ne è convinto.

Mi riferisco a episodi noti, come ad esempio quello dell’allevatore di altra regione che si allontana dal territorio di Lecce nei Marsi con le sue vacche (tra cui alcune positive alla TBC) senza aspettare che i controlli siano ripetuti; a coloro che lasciano al pascolo brado mandrie che poi non riescono più a controllare; ad allevatori che non hanno mai posseduto una stalla; a coloro che abbandonano in montagna centinaia di capi  o, per rimanere a poche settimane fa, alla triste vicenda delle 25 carcasse ritrovate in territorio di Bisegna.

Gasbarro vuole essere convolto nelle politiche di conservazione dell’orso? Noi siamo certamente d’accordo. La salvaguardia dell’orso è una esigenza primaria mondiale e richiede una sinergia che può nascere solo da un confronto senza pregiudizi e senza chiusure aprioristiche.

Stupisce per esempio che la delibera con la quale si accoglie una delle richieste più importanti degli allevatori, vale a dire il monitoraggio della fauna selvatica, utile per capire da dove giunga l’infezione, venga comunque osteggiata solo perché prevede anche la chiusura, limitata nel tempo e nello spazio, di alcuni pascoli. Una misura tra l’altro richiesta dai Ministeri della Salute e dall’Ambiente Non sarebbe meglio invece che le associazioni degli allevatori usassero la loro influenza politica per ottenere le giuste attenzioni, anche economiche, per i loro associati danneggiati dal provvedimento invece di comportarsi come colui getta via la pasta insieme all’acqua usata per cuocerla?

Bene ha fatto il sindaco di Bisegna a dar seguito alla delibera vietando il pascolo nei terreni contigui a quelli del Comune di Gioia. Gasbarro, per essere conseguente con ciò che afferma, dovrebbe adoperarsi per far sì che Confagricoltura faciliti le decisioni di tutti i sindaci coinvolti per poi pretendere in cambio dalla Regione impegni concreti per chi ne fosse danneggiato e non abbandonarsi a sterili polemiche.

Luciano Di Tizio, Delegato Abruzzo WWF Italia

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