“La Legge Brambilla funziona, un vittoria di civiltà per l’Italia”. L’On. Michela Brambilla traccia un bilancio dopo due mesi dall’entrata in vigore

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“La legge Brambilla funziona e per l’Italia è una grande vittoria di civiltà”. Parola di chi l’ha scritta e condotta all’approvazione, l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per i Diritti degli Animali e dell’Ambiente, che a circa due mesi dall’entrata in vigore (1° luglio) traccia un primo bilancio, citando oltre cento tra segnalazioni all’associazione (LEIDAA) e mobilitazioni degli attivisti sul territorio e altrettanti interventi delle forze dell’ordine, che hanno sempre agito in maniera risolutiva e con rapidità. “La legge – spiega – ha subito richiamato l’attenzione su reati, a torto e per troppo tempo considerati minori. Dal 1° luglio, in meno di due mesi, la cronaca nazionale e locale ha raccontato decine e decine di episodi: segnalazioni dei cittadini, interventi delle forze dell’ordine, denunce delle Procure, prime condanne e sanzioni amministrative. Non sono ancora numeri definitivi – quelli arriveranno a fine anno – ma è evidente che quest’estate la legge Brambilla è stata chiamata in causa, invocata e applicata in un numero di casi molto importante ed ha significato una vera e propria svolta per la tutela degli animali nel nostro paese. Ma questo non significa che la crudeltà sia improvvisamente aumentata: bensì che finalmente gli episodi non passano più sotto silenzio, che i cittadini denunciano di più e che le autorità hanno uno strumento efficace e lo usano. Davvero una grande vittoria”.

Tra i reati più contestati: abbandono di animali con morte degli stessi (fino a 3 anni di reclusione e 45mila euro di multa), maltrattamento (fino a 2 anni di reclusione e 30mila euro di multa, con aumento della metà della pena se si verifica la morte dell’animale), uccisione con crudeltà (previsione di reclusione fino a 4 anni e sanzione abbinata fino a 60mila euro). Vi sono stati episodi simbolici che hanno visto l’applicazione della Legge Brambilla ed hanno tracciato l’iter da seguire. Tra questi si ricorda l’importante intervento delle forze dell’ordine e della Procura per la morte del cane eroe Bruno a Taranto; il blitz dei Carabinieri Forestali a Mantova che hanno liberato un cane rinchiuso in una gabbia al buio senza acqua né cibo; a Sassari la Polizia ha denunciato il proprietario di un cane ridotto a pelle e ossa, che ha sequestrato; a Fabbrico, in Emilia-Romagna, il caso di Diego, lasciato morire di stenti chiuso in un garage, ha scosso un’intera comunità; a Taranto un uomo è stato denunciato per aver picchiato brutalmente il proprio cane davanti a testimoni; a Naro, in Sicilia, un cane è stato sgozzato per strada da un extracomunitario che voleva mangiarlo e la risposta unanime è stata “si applichi la legge”; a Gravina in Puglia l’orrore di Tequila, seviziata e uccisa, ha riportato tutti alla stessa richiesta: pene più dure e giustizia senza impunità. E ancora: i cani uccisi dalla negligenza dei proprietari a Senerchia (AV) e a Sassoferrato (AN), l’orribile storia del cane di Giugliano (NA), legato ad una cyclette sotto il solleone e morto dopo vani tentativi di liberarsi; a Bagno a Ripoli, a Palermo con le carrozzelle trascinate da poveri cavalli, in decine di Comuni italiani sono arrivate nuove denunce e sequestri, sempre con un riferimento esplicito alla legge.

Sono state elevate le prime sanzioni amministrative per detenzione di cane alla catena (si può andare da 500 a 5.000 euro): ricordiamo la multa di 1.000 euro nei giorni scorsi a Chieti o quella di Venezia e i tanti cani che sono finalmente stati liberati da questo strumento di tortura per non incorrere nelle sanzioni previste dalla Legge Brambilla, perché l’effetto deterrenza è importante. Inoltre, per la prima volta sono stati affidati dalla Procura ad associazioni che ne ha fatto richiesta animali sequestrati che quindi non correranno il rischio di tornare a chi li maltrattava, come nel caso di Trieste. Il messaggio è forte: più cittadini segnalano, più agenti intervengono, più magistrati applicano la norma. È cambiato il quadro culturale e giuridico: l’animale non è più solo oggetto di compassione, ma soggetto senziente tutelato dalla legge, con pene reali e cumulative, aggravanti severe e strumenti nuovi per colpire i responsabili.

“Questa estate 2025 lo dimostra con chiarezza – spiega la presidente Brambilla – siamo passati dallo scandalo che indigna  alla giustizia che funziona. Perciò LEIDAA pratica una politica di tolleranza zero e denuncia, ove ne ricorrano gli estremi, tutti i fatti che possano configurarsi come reati contro gli animali. È l’inizio di una stagione nuova per la tutela degli animali in Italia, e dobbiamo continuare insieme – cittadini, forze dell’ordine, guardie zoofile e magistratura – ad utilizzare la Legge Brambilla, perché finalmente non resti più nessun crimine senza risposta”.

Scheda tecnica:
La legge

La Legge Brambilla (6 giugno 2025) è una nuova legge italiana che ha inasprito le pene per i reati contro gli animali, riconoscendoli come esseri senzienti, soggetti giuridici portatori di diritti. È ufficialmente entrata in vigore il primo luglio 2025.

Dal primo luglio sono arrivate oltre cento segnalazioni alla Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente: segnalazioni cui hanno avuto seguito altrettanti interventi.

Sono sono stati quasi cento gli interventi ad opera delle forze dell’ordine e delle Procure.

A livello percentuale gli interventi sembrano distribuirsi omogeneamente fra Nord, Centro e Sud Italia.

La maggior parte degli interventi riguarda i reati di maltrattamento e uccisione, ma ve ne sono molti anche di contrasto alla detenzione del cane a catena – novità assoluta introdotta dalla legge Brambilla su tutto il territorio nazionale – e di abbandono, non solo su strada ma anche in casa, che cagiona la morte dell’animale. Di netta prevalenza nel Mezzogiorno reati che riguardano corse e combattimenti clandestini, mentre il traffico di cuccioli riguarda prevalentemente il Nord Est.

I reati contestati e relative pene

Abbandono (Art. 727 cp): un anno di arresto o ammenda tra 5 mila e 10 mila euro.

Maltrattamento (544-ter): da sei mesi a due anni di reclusione, sempre congiunti ad una multa tra i 5 mila e i 30 mila euro. Se consegue la morte dell’animale le pene sono aumentate della metà.

Uccisione (544 bis): da sei mesi di reclusione a tre anni sempre congiunti a una multa da 5 mila a 30  mila euro. “Se il fatto è commesso adoperando sevizie o prolungando volutamente le sofferenze dell’animale” si passa a un anno nel minimo e quattro nel massimo, con la multa raddoppiata, da 10 mila a 60 mila euro.

Detenzione a catena (art.10 Legge Brambilla): sanzione amministrativa da 500 a 5 mila euro.

Affidamento ad associazioni (art. 6 legge Brambilla): ⁠L’autorità giudiziaria può affidare in via definitiva gli animali sequestrati a enti, associazioni o persone fisiche, a fronte di una cauzione il cui importo sarà stabilito dal giudice stesso.

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