Ricompensa LAV a chi fornirà informazioni utili a identificare uccisori del lupo di Pendenza (Rieti)
La LAV mette a disposizione la somma di 10.000€ come ricompensa per chi fornirà informazioni utili a identificare i responsabili della morte del lupo ucciso a Pendenza di Cittaducale (Rieti), fatto ritrovare impiccato, con un biglietto che, secondo quanto riportato dalla stampa locale, ne collega l’uccisione a una reazione per la predazione di pecore e vitelli. Foto dell’animale impiccato sono state anche recapitate in forma anonima presso la sede dell’associazione Il Guardiano dell’Ombra, che dal proprio profilo Facebook afferma di aver avuto la conferma di indagini in corso.
“Un atto criminale di estrema crudeltà e gravità che non deve rimanere impunito. – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV area Animali Selvatici – Chiediamo alla Procura di Rieti di sequestrare immediatamente il corpo dell’animale e di inviarlo subito al centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria, istituito presso l’Istituto Zooprofilattico di Grosseto, dove potranno essere svolte le necessarie indagini per identificare i responsabili dell’ignobile atto criminale”.
Nel biglietto, sempre secondo la stampa, si farebbe rifermento a indennizzi non ricevuti per la predazione di animali, “chissà che gli elenchi delle richieste di rimborso non celino i nomi dei responsabili – aggiunge Vitturi – è difficile credere che in un territorio così piccolo nessuno possa fornire elementi utili a individuare i colpevoli”.
Questo ennesimo caso di uccisione di lupo conferma l’urgenza di approvare in tempi strettissimi il Piano lupo, senza la parte che riguarda gli abbattimenti, così come indicato dalle Regioni, tutte schierate – con le sole eccezioni della Toscana e della provincia di Bolzano – a favore della protezione integrale del lupo, assieme alla stragrande maggioranza dei cittadini e delle associazioni animaliste e ambientaliste.
“Cedere alla tentazione di introdurre il ‘bracconaggio di Stato’, come vorrebbe il Ministro Galletti giustificandolo con la presunta necessità di abbassare il livello dello scontro sociale legato agli atti di predazione nei confronti delle greggi lasciate incustodite al pascolo, significherebbe vanificare tutti gli sforzi fatti negli ultimi decenni per favorire una pacifica convivenza tra l’uomo e gli animali selvatici, impedendo importanti azioni per la prevenzione del bracconaggio e delle predazioni”, conclude Vitturi.