Corsi e ricorsi storici

« Si potrebbe […] presentare la storia ulteriore del pensiero come un ricorso delle idee del Vico. »
Benedetto Croce, La filosofia di Giambattista Vico. Lungi da me parlare o paragonare la scienza medica alla teoria del Vico, non sono neppure lontanamente in grado di intavolare una valida discussione sulla sua filosofia.
In effetti ho abbandonato gli studi umanistici dopo il liceo, preferendoli alla verificabile e mai vera scienza.
Eppure mi ritrovo, quasi fosse il medioevo, a dovermi destreggiare tra miti e leggende, mostri e spauracchi, al pari del fu Copernico o chiunque altro.
Una volta, si diceva, il gatto fosse figlio del demonio. Gatto, state ben attenti, declinato in ogni forma e colore.
Di tanto in tanto si salvavano i gatti tigrati, con la particolare pezzatura ad “M”, sulla fronte. Figli di Maria. Magari non facevano la spia. Medioevo precursore dell’eugenetica. Dal lasciarci lo zampino demoniaco, i gatti sono ancora oggi considerati, da qualcuno, ben si intenda, il male puro e incontrastabile.

Vi chiederete: “Ma come? Nel 2015? In una nuova era proiettata alla riscoperta delle alterità animali?”
Io vi risponderò francamente: “Ebbene sì”. Qualche giorno fa, chiacchierando con una mia cara amica in dolce attesa è arrivata, dolorosa quanto frustrante, la fatidica frase che ogni veterinario ha contrastato con ogni mezzo nella sua breve\lunga attività, il terrore dell’ignoranza: “La ginecologa mi ha detto: DEVI SBATTERE I GATTI FUORI DI CASA”

Ora, nessuno vuole iniziare una caccia alle streghe riportando in voga la teoria del Vico, di cui sopra. Tralasciando inoltre lo schietto parafrasare della collega (collega che si occupa della specie umana, non me ne voglia). Parliamone.

Vorrei anche in questo caso perseguire una filosofia zen, anche detta: “conta fino a dieci poi parla”, perché in fondo, quella frase, istiga all’abbandono, contravvenendo a svariate leggi con cui non vi annoierò.
Cercherò dunque di rincuorare quante più gestanti e medici possibili.

Partirei in primis con un semplice, quanto utilissimo, estratto del sondaggio condotto dalla Dr.ssa Michela Pecora DVM. OGGETTO Una valutazione generale dell’incidenza della Toxoplasmosi nelle donne medico veterinario.[…] “291 colleghe che avevano effettuato il “toxo test” quando si trovavano in gravidanza, o immediatamente prima. I risultati sono che solamente 49 sono risultate positive, con una percentuale di positività del 16,84% . Le restanti 242 sono negative. La quasi totalità delle colleghe ha lavorato in ambulatorio, a stretto contatto con i gatti, anche per tutta la durata della gravidanza senza contrarre Toxoplasma” Piccolo estratto, certamente non un’approfondita ricerca caldeggiata dal Ministero della Salute, ma uno spunto di riflessione. Le donne medico veterinario non hanno particolari barriere o super poteri. Qualcosa vorrà dire.

In realtà la spiegazione è molto semplice e lineare, peraltro riscontrabile un pò ovunque sui libri di testo, ossia: contrarre Toxoplasma gondii da un gatto di casa è davvero, davvero, davvero difficile.
Sebbene il felino domestico sia l’ospite definitivo di Toxoplasma e che solo all’interno del suo intestino si compia la riproduzione sessuata del parassita per raggiungere la forma di oociscti, queste, una volta escrete, devono sporulare per un tempo variabile da 1 a 20gg (a seconda delle condizioni di umidità e temperatura) e solo allora divengono infettanti. Occorre inoltre ricordare che, il gatto, contrae toxoplasma ed è escretore una sola volta nella vita, per un periodo di circa 15-21 gg. Un felino domestico, che viva a crocchette e non mangi bistecche o insalata non lavata, sarà difficilmente contagiato e untore. Quindi da dove ci “becchiamo” Toxoplasma?

“La toxoplasmosi viene contratta soprattutto attraverso l’ingestione di carne cruda o poco cotta contenente cisti tissutali, oppure attraverso l’ingestione di acqua, frutta, verdura, molluschi o il contatto con terra contaminata da oocisti” [Gruppo multidisciplinare “Malattie infettive in ostetricia-ginecologia e neonatologia” AMCLI (Associazione Microbiologi Clinici Italiani), SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), SIMaST (Società Interdisciplinare delle Malattie Sessualmente Trasmissibili),SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), SIN (Società Italiana di Neonatologia), SIP (Società Italiana di Pediatria)] Il che si traduce, molto banalmente, in una serie di accortezze e screening diagnostici per voi e il vostro gatto, che nulla hanno a che fare con il suo carambolare fuori dalla finestra.

Nessuno infatti vuole sminuire il rischio di contrarre una patologia così grave e compromettente, sarebbe però opportuno spiegare chiaramente e senza fare terrorismo psicologico, come stanno le cose.
A tal proposito mi sento di allegare a questo articolo, un opuscolo davvero interessante e completo, scritto dai colleghi Medici Veterinari dell’Ordine Provinciale di Padova in collaborazione con l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Padova.
http://www.ordinevetpd.it/attachments/article/160/Opuscolo%20toxo%20modificato%20per%20stampa.pdf

Da cui riporto l’estratto
“Cosa fare per prevenire la toxoplasmosi?
La prevenzione della toxoplasmosi richiede l’applicazione di semplici misure di profilassi che consentono di evitare la trasmissione dell’infezione all’uomo senza la necessità di adottare interventi drastici,come ad esempio l’eliminazione del gatto.

E’ importante ricordare
Per il gatto (e/o altri animali):
1) non alimentare il gatto con carne o visceri crudi (fegato, polmone…) e/o poco cotti che potrebbero contenere i bradizoiti;
2) proteggere gli alimenti dalle mosche che possono fungere da vettori;
3) controllare il gatto almeno una volta mediante l’esecuzione di test sierologici in grado di segnalare l’avvenuto contatto con Toxoplasma.

Per l’uomo:
1) eliminare quotidianamente le feci del gatto; in questo modo si eliminano anche le oocisti eventualmente presenti prima che diventino infettanti e quindi pericolose;
2) adottare sempre le più basilari precauzioni igieniche (lavarsi le mani…) dopo ogni contatto con il gatto e/o con le sue feci;
3) evitare o quantomeno ridurre i contatti con gatti randagi o che, pur vivendo in famiglia, conducano una vita semi-randagia;
4) lavare accuratamente la frutta e in particolare la verdura soprattutto se raccolta in orti nei quali i gatti hanno libero accesso;
5) effettuare il giardinaggio utilizzando sempre un paio di guanti ed evitare di portare alla bocca le mani sporche di terra nella quale il gatto potrebbe aver defecato.

Oltre a quanto sopra, in particolare per la DONNA IN GRAVIDANZA, è bene sottolineare:
1) mangiare solo carne ben cotta ed evitare i salumi crudi;
2) bere latte pastorizzato o sottoporlo a bollitura prima del consumo;
3) lavare molto bene frutta e verdura ed evitare nei ristoranti la verdura cruda;
4) indossare guanti per maneggiare carni crude, verdure, fiori, piante, terra e comunque lavare sempre bene le mani”

I CANI NON SONO VETTORI DI TOXOPLASMA!
Al pari di altri animali, come l’uomo, possono contrarre Toxoplasma, ma non sono ospiti definitivi e non possono disseminare le oovocisti, poiché viene a mancare la fase di riproduzione sessuata a livello di intestino tenue.

L’unico modo di contrarre la toxoplasmosi da un cane, sarebbe quello di mangiarlo, in quanto il parassita negli ospiti intermedi, si differenzia in tachizoita(parolone) e si localizza principalmente nei muscoli, nel fegato e a livello encefalico. Da qui il terribile trauma del film “Trainspotting”, evenienza che nell’uomo accade raramente e nei soggetti con compromissione del sistema immunitario.

Dopo interventi tv inesatti speravo fosse ormai chiaro, eppure ancora qualche sconsiderato consiglia l’allontanamento anche del cane. Che dire. Né io né i colleghi abbiamo intenzione di svalutare una zoonosi così pericolosa per gestanti e immunocompromessi, ma attenersi alle linee guida comunicateci dal nostro medico e alle buone pratiche igieniche sarà un ottimo modo di tutelarsi.

(linee guida governative)
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1436_allegato.pdf

Concludo spezzando una lancia a favore dei “medici umani”. So perfettamente che le nostre categorie vivono un momento difficile.
E’ una nuova epoca buia per la scienza ed è molto facile incorrere in problemi.
Capisco quindi la necessità di tutelarsi, allontanando la qualsiasi possibilità di farsi cogliere in fallo, seguendo strenuamente e pedissequamente linee guida, a volte anche oltre il necessario, ma deontologicamente ed eticamente possiamo venire incontro ai nostri pazienti, umani e animali, anche solo spiegando e collaborando attivamente dal punto di vista della salute pubblica e dell’igiene, non solo per il periodo relativo alla gravidanza.

Dott.ssa Chiara Boncompagni DVM

Fonti:
http://www.neonatologia.it/upload/723_TOXOPLASMA_GONDII_Aprile_2012.pdf
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1436_allegato.pdf
http://www.ordinevetpd.it/attachments/article/160/Opuscolo%20toxo%20modificato%20per%20stampa.pdf
– http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3109627/
http://scholar.google.it/scholar_url?url=http://www.researchgate.net/profile/Kjetil_Melby/publication/31134494_Risk_Factors_for_Toxoplasma_gondii_Infection_in_Pregnancy_Results_of_a_Prospective_Case-Control_Study_in_Norway/links/00b7d51ef72c8bd085000000.pdf&hl=it&sa=X&scisig=AAGBfm25vp4Qf5xDJL5pUGv51_XuTlysFA&nossl=1&oi=scholarr&ei=vNnjVLHUE4r5UPb2gagF&ved=0CB8QgAMoADAA

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