“Operazione Pettirosso”, resoconto attività antibracconaggio svolte dai Carabinieri Forestali CITES con il contributo dei volontari LIPU

Anche quest’anno l’Operazione “Pettirosso”, condotta dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri attraverso il Reparto Operativo – Soarda del Raggruppamento Carabinieri Cites, ha confermato l’impegno costante dell’Arma nella tutela della fauna selvatica e nel contrasto al bracconaggio dei piccoli uccelli migratori con il fattivo contributo dei volontari del Cabs, Lipu, Legambiente e WWF. L’operazione, ormai divenuta un punto di riferimento a livello nazionale, è stata condotta in coordinazione con i Gruppi Carabinieri Forestali di Brescia, Bergamo, Mantova, Padova, Venezia, Verona e Vicenza, con l’apporto di unità cinofile e in sinergia con i reparti della linea territoriale dell’Arma, che hanno proceduto al ritiro cautelare di numerose armi e delle Licenze di caccia, e con il fattivo contributo dei volontari del Cabs, Lipu, Legambiente e WWF.
L’attività, che si svolge tradizionalmente nel periodo autunnale lungo le principali rotte migratorie delle Prealpi lombardo-venete, ha portato quest’anno a 135 persone denunciate e al sequestro di:
– 2.467 uccelli (tra vivi e morti) appartenenti a specie cacciabili, protette e particolarmente protette;
– 1.110 dispositivi illegali di caccia, come trappole (le micidiali “SEP”, reti e richiami acustici vietati;
– 135 armi da fuoco;
– 13.330 munizioni;
– 20 Kit di contraffazione di anelli identificativi;
– 73 confezioni di farmaci dopanti.
Tra le specie di uccelli più significative sono stati rinvenuti esemplari di sparviere, averla maggiore, picchio rosso maggiore, e centinaia di fringuelli, da quest’anno cacciabili in deroga.
Tra le notizie positive lo smantellamento a Treviso di una rete di “allevatori” che catturava uccelli con le reti, sanandoli poi con l’apposizione di anelli contraffatti ai tarsi, per la stragrande maggioranza a turdidi e fringuelli.
Grazie all’intervento tempestivo dei militari sono stati salvati 930 uccelli, alcuni dei quali, se trovati in buone condizioni di salute, sono stati immediatamente restituiti alla libertà, affidando quelli feriti e debilitati ai Centri di Recupero Animali Selvatici “l’Oasi WWF Valpredina” e “Il Pettirosso” per le cure necessarie alla riabilitazione e al successivo rilascio. Gli oltre 1.500 esemplari abbattuti illegalmente erano destinati al consumo o al commercio illecito nel circuito della ristorazione.
La maggioranza degli esemplari vivi di avifauna sequestrati era priva di anelli identificativi o con anelli visibilmente manomessi, condizione questa che presuppone l’immissione sul mercato di centinaia di esemplari presumibilmente catturati in natura e inanellati illegalmente prima di essere venduti o utilizzati come “richiami vivi”, generando un illecito profitto, considerato che la legale detenzione richiede, invece, l’apposizione di un anello cilindrico inamovibile con codici univoci. Tra i dispositivi sequestrati figurano richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, reti da uccellaggione e, nei casi peggiori, archetti e trappole metalliche in grado di infliggere gravi sofferenze all’avifauna, lasciata viva e agonizzante per ore. Preoccupante il rinvenimento di farmaci dopanti somministrati agli uccelli per alterarne artificialmente il canto e renderli più performanti. Queste sostanze, a base di derivati del testosterone, al di fuori di un piano terapeutico, possono provocare gravi danni all’apparato neurologico degli uccelli, fino a cagionarne la morte, configurando un vero maltrattamento animale.
(Comunicato stampa Carabinieri Cites con integrazioni della Lipu)
