L’AVVOCATO RISPONDE – La Pet Therapy e le normative che la regolamentano

Nuovo appuntamento con la rubrica di Tesori a quattro zampe L’AVVOCATO RISPONDE,  curata dall’avvocatessa Gaida Bernardi. Oggi, per l’ultimo appuntamento di settembre, parliamo de “La Pet Therapy e le normative che la regolamentano”:
“Pet therapy”, termine coniato nel 1964 ed in Italia sostituito in epoca recente con “Interventi assistiti con gli animali “ (IAA),  è quella forma di terapia in cui gli animali giocano un ruolo fondamentale e che mira a curare malattie specifiche e problemi comportamentali. E diventano il canale attraverso cui passa la comunicazione tra il medico ed il paziente. Cani, gatti, cavalli, delfini, asini, conigli sono, infatti, essere di grande aiuto agli esseri umani nel migliorare aree comportamentali, emotive e sociali e risolvere le problematiche da cui i predetti settori possono essere affetti.
Famoso in tutto il mondo è Pejo, un cavallo di 14 anni dotato di una grande sensibilità nei confronti dei soggetti fragili, specie se affetti da malattie “invisibili” o da invalidità Un dono che Pejo ha messo a disposizione dei malati ricoverati negli ospedali e case di riposo francesi, a cui ha accesso, che da anni beneficiano quotidianamente della presenza e dell’affetto del cavallo, specie quelli malati di Alzheimer sui quali produce effetti positivi. E con Pejo potremmo menzionare Rocky, il gatto grazie alla cui presenza un bimbo autistico ha iniziato a parlare per la prima volta dopo e ad inserirsi in una scuola specializzata, Daisy, il cane da pet therapy che aiuta i bambini nelle scuole, Margot un’anatra che ha aiutato un bimbo a superare le sue paure relazionali, e tanti, tanti altri ancora.
La pet therapy è rivolta non solo ai malati, ma a tutti coloro che, dopo essersi chiusi in sé stessi a causa di un evento traumatico, trovano nella presenza di un amico a quattro zampe uno stimolo relazionale e affettivo, ripristinando piano piano l’abitudine al dialogo ed alle relazioni interpersonali. E’ stato dimostrato, infatti, come la compagnia di un animale diminuisca i livelli di ansia, stress, paura, sindromi depressive, calmi il battito del cuore ed accresca la produzione di ormoni del buon umore, come endorfine e dopamina. Migliori l’attività fisica ed il movimento, la socializzazione e l’integrazione sociale, specialmente nei bambini, negli anziani e nelle persone con problemi psico-fisici. La pet therapy riduce l’insonnia ed i tentativi di suicidio ed è un supporto importante per bambini affetti da autismo ed iperattività. L’impiego degli animali in vari ambiti terapeutici determina non solo una migliore risposta del paziente, ma spesso concorre alla riduzione dell’uso dei farmaci, con ulteriori vantaggi sia per la qualità della vita che in termini di costi per la collettività. Come tutte le terapie anche la Pet therapy deve, però, seguire delle precise linee guida

ed essere esercitata da soggetti competenti e certo non improvvisati. Nel 2006 è stata costituita la Società Internazionale per le terapie assistite con gli animali (ISAAT), che controlla e certifica le associazioni e le istituzioni, oltre che gli operatori che svolgono Pet Therapy. Gli IAA ( Interventi Assistiti con gli Animali) comprendono una vasta gamma di progetti finalizzati a migliorare la salute e il benessere delle persone con l’ausilio di “pet”, ovvero di animali da compagnia. All’interno di questi progetti lavorano più figure professionali, che sono con ogni evidenza fondamentali per la buona riuscita della terapia e nello specifico:

– il responsabile di progetto che è un professionista in campo sanitario;
– il medico veterinario la cui funzione è accertarsi del benessere dell’animale e

che è affiancato da un coadiutore:
– il coordinatore dell’intervento di psicomotoria, che fornisce supporto riguardo lo stato psico-fisico del paziente e che può, a seconda del paziente e della tipologia di disturbo da cui lo stesso è affetto, essere uno psicologo o psicoterapeuta, oppure un infermiere, un educatore, o anche un insegnante. Tutte le figure professionali coinvolte nel progetto devono avere una preparazione e conoscenza specifica delle caratteristiche degli animali, da acquisirsi attraverso studi di zoonosi ed etologia.

Giada Bernardi, avvocatessa

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