Torino, prima vittoria contro l’abbattimento dei Cinghiali

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ENPA e LNDC contro il Comune di Torino che vuole abbattere indiscriminatamente i cinghiali senza ricorrere prima a metodi ecologici come previsto dalla legge. Il TAR accoglie il ricorso delle Associazioni e sospende il programma comunale, in attesa dell’udienza di gennaio.

A dicembre 2017, con Decreto del Consigliere Delegato, veniva approvato il “programma per il contenimento del cinghiale sul territorio della Città Metropolitana di Torino. Anno 2018”, un programma che verteva sostanzialmente sull’abbattimento degli animali come unico metodo per il loro contenimento. Il provvedimento fu immediatamente impugnato davanti al TAR da ENPA e LNDC con un dettagliato e ben argomentato ricorso che ha portato alla sua sospensione da parte del Comune con richiesta di parere all’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale.

Nonostante il parere sfavorevole ricevuto dall’Istituto, nel mese di maggio il Comune di Torino approvava nuovamente un programma di contenimento che prevedeva come unico metodo l’abbattimento degli animali senza minimamente prendere in considerazione i metodi ecologici previsti dalla normativa nazionale. L’abbattimento, infatti, è consentito soltanto nel caso in cui sia possibile dimostrare la palese inefficacia dei suddetti metodi ecologici (ad es. recinzioni elettrificate e fisse). Ovviamente ENPA e LNDC, grazie al lavoro degli avvocati Valentina Stefutti e Michele Pezone, hanno impugnato anche questo secondo decreto davanti al TAR del Piemonte, chiedendone l’annullamento.

Nei giorni scorsi è finalmente arrivata la notizia che il TAR ha accolto la richiesta delle Associazioni, sospendendo l’esecuzione del provvedimento comunale. Nelle motivazioni della decisione, i giudici hanno evidenziato tutte le mancanze del Comune di Torino. In particolare, è stato sottolineato come la stessa amministrazione comunale abbia ammesso che l’uso di dissuasori si è rivelato efficace nei casi in cui sono stati utilizzati ma apparentemente troppo oneroso. Tuttavia, fanno notare i giudici, questi metodi di contenimento ecologici possono essere scartati solo se inefficaci e quindi l’aspetto finanziario non è un buon motivo per ricorrere all’abbattimento degli animali, ricordando che la fauna selvatica è tutelata dallo Stato.

“Il ricorso verrà trattato nel merito nell’udienza fissata per il 10 gennaio prossimo”, affermano gli avvocati Stefutti e Pezone, “ma le motivazioni addotte per la sospensione del programma sono secondo noi già un buon segnale per chi pensa di risolvere le cose imbracciando un fucile, in spregio a tutte le norme a tutela degli animali. Confidiamo nell’operato della magistratura.”

LNDC

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